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La voce in fondo

from Stadio Successivo by Giovanni Peli

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about

Quando giocavo a pallone, giocavo con tanta passione, pur essendo circondato da bambini che giocavano meglio di me, giocavo nonostante il dolore, di quando, sbagliando, tiravo “di puntone” e non “di collo”, e in questo dolore fisico e autoinflitto (ma involontariamente) già presagivo che ci sono molti modi di raccontare una storia, un evento, un gesto, un incidente, ma è già molto starlo a guardare e assistere, provare a interpretarlo dentro di sé, perché attraverso la comunicazione può abbruttirsi, può diventare banale, può anche perdere totalmente di significato. Eppure sento la necessità di questo tipo di espressione, molto diversa dalla comunicazione più propriamente detta. Non temo l’estinzione degli esseri umani, temo che si perda il significato dello stare insieme, uno di fronte all’altro, e parlare. Forse non dovremmo comunicare informazioni, dovremmo comunicare il nostro calore, il rispetto, l’affetto, il senso di protezione, il nostro respiro, la nostra forza vitale. Reciprocamente darci fiato, aiutarci in qualunque modo. Dobbiamo buttare a mare tutte queste informazioni sovrapponibili. Una giornata con chi amiamo, dicevo, può “servire” molto più del tempo impiegato a comprare cose al centro commerciale (o, nel mio caso in libreria e in edicola o online su Amazon) o di cliccare sui social network, inebriati da fotografie che ci dicono bugie su come è fatto un posto e come è fatta una persona (inoltre un’immagine o un post sui social inchiodano una persona a una scena che in realtà è effimera e superficiale, la inchiodano in quanto l’immagine o il post sono pubblicati, sono a disposizione e finiscono per rappresentare e descrivere una persona che spesso è molto più complessa e ricca di sentimenti e emozioni, ma sui social è ridotta a somma di informazioni), quelle immagini mentono perché non portano nemmeno veri colori, e noi non percepiamo nessun odore, non sentiamo il tono della voce di nessuno. Proprio la voce, la voce dietro la voce, la voce più in fondo: è quello il “duro”, il solido della vita di una persona, qualcosa che a stento, secondo me, morirà con la sua morte. Tutto il resto è decorativo, superficiale, come un conto in banca, un numero di like: può “indebolire”, e noi, se non abbiamo altri punti di riferimento, altre esperienze con cui confrontarlo, restiamo lì a guardare questo indebolimento, e, addirittura, potremmo soffrirne, perché non siamo educati e diamo consistenza (quanta energia impiegata in questa vana magia!) a ciò che è effimero, attribuiamo un peso enorme a ciò che potremmo sollevare e buttare via con molta meno forza di quanto un nostro dito possieda.
Non trovare le parole giuste, adatte a esprimere davvero i sentimenti, perché spesso i sentimenti, sembra, non sono la cosa giusta da esprimere. A volte perché questi stessi sentimenti sono troppo grezzi, immaturi e improvvidi, altre volte perché non consideriamo la circostanza che le convenzioni ci hanno “apparecchiato”. Forse, ancora, perché i sentimenti cambiano, o solo perché portano con sé importanti “sfumature”: allora cerchiamo le parole, ma non sono precise, non sono sufficienti e bisogna continuamente rettificare: e intanto la vita procede, porta dolore e gioia, effimeri entrambi, e mai fondamentali. Per questo le convenzioni della società, ma anche semplicemente i “no” pronunciati dagli altri (siano essi in coro in piazza, oppure siano rifiuti più prosaici, in una conversazione a due), sono “pesi alle caviglie”, e non riusciamo a muoverci come vorremmo, non riusciamo a percorre la nostra strada, l’azione più bella e semplice e naturale e salutare (camminare!) ci è negata.
La «voce in fondo», quella che stiamo cercando, quella che ci dà il substrato per comunicare in modo veritiero con gli altri, quella che ci permette anche, in ultima analisi, di comprendere e accogliere l’Altro… esiste? Dov’è? È davvero nostra? È solo nostra?

lyrics

Aggiungo fiato all’aria
che ha bisogno di respirare
e volteggiare
meglio camminare
o meglio ancora stare
e più specificamente stare
nello stesso vento confusi
su per le pareti di mare
e giù per gli abissi dei monti
interrompendo la comunicazione.

Tanto che è come essere
uno di fronte all’altro
e non vederci e non sentire
il nostro rispettivo calore.

Il profumo
tanto che non sentiamo contro la pelle
le gabbie delle convenzioni
che insieme alla storia prosciugata dei sentimenti
sono pesi alle caviglie
sempre più affrante
quella storia fatta di no insistenti
come quelli della voce degli altri.

Tanto che è come essere
uno di fronte all’altro
e non vederci e non sentire
il nostro rispettivo calore.

Finisce tutto
in un calcio alla ruota e ti fai male
al puntone come le unghie
quando tiravi male lì contro il duro
lo sbordarsi della voce in fondo
che a volte tieni così curata
perché possa consolare
lasciando farsi il senso
ma non è vero niente
e già è molto guardare
il resto che indebolisce.

Tanto che è come essere
uno di fianco all’altro
e non vederci e non sentire
il nostro rispettivo calore.

Tanto che è come essere
uno di fianco all’altro
e non vederci e non sentire
il nostro rispettivo calore.

credits

from Stadio Successivo, released December 16, 2022

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Peli Giovanni Brescia, Italy

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